In questo video ti mostro il modo migliore di usare un sasso (o anche semplicemente un pacchetto di fazzoletti, un pacchetto di caramelle, delle chiavi, ecc) nella difesa personale.
N.B. Queste tecniche possono essere usate da una ragazza impugnando una scarpa col tacco.
Difendersi usando un sasso (o altri piccoli oggetti) è una buona strategia specialmente quando si è da soli contro più avversari.
Le strategie offensive però non sono legali per cui potrebbero aver senso solo nel momento in cui la nostra vita è davvero in pericolo e come diceva un mio amico istruttore: “…perché certe volte è meglio un brutto processo piuttosto che un bel funerale.”
Ciao Enrico,frequento da circa due anni una palestra di arti marziali.
Ho scelto come disciplina il karate,pensando di imparare almeno in parte un po’di tecniche come quelle che insegni tu.
Ma per adesso ho imparato solo dei gran kata,secondo te e’giusto?
Forse ho sbagliato disciplina? Io abito nella provincia di Biella. Grazie molto gentile.
il karate non insegna questo genere di tecniche. L’impostazione è diversa come tu hai già notato proprio perché è uno stile tradizionale i cui punti di forza non sono l’applicazione moderna. Devi capire tu se questo è quello che vuoi oppure no: per esempio conosco persone a cui non interessa la difesa personale e a cui invece piace molto il karatè…la scelta è sempre soggettiva e non assoluta.
Ho cominciato con judo a 5 anni per problemi di salute fisica, poi boxe, tanta strada di periferia a Roma e Reggio Calabria e Catania poi Col.Moschin,e una svaria di addestramento e missioni per dieci anni, servizi d’ordine in discoteche di straimpasticcati per altrettanti anni,tutele personali etc. oggi a 45 anni ho i capelli lunghi e la barba in segno di pace, e la migliore difesa che pratico per me è la tecnica del si hai ragione, non mi rompere i coglioni… giro le spalle e me ne vado e se serve chiedo anche scusa. Ho visto i tuoi video e sono d’accordo con te che una situazione di palestra non è assolutamente utile o reale. sul ring o sul tatami bisogna farsi male sul serio e competere dopo aver padroneggiato la tecnica che si sta imparando, e capire che le botte non fanno poi così male, altrimenti la miscela d’istinto e razionalità necessaria ad un cambattimento sarà offuscata dalla paura, dalla rabbia, dalla presunzione o peggio ancora dall’inesperienza (prima si prendono poi forse si danno) ma la domanda è: perchè pistarsi come santi antichi se possiamo risolvere altrimenti? E poi è giusto insegnare a chiunque a diventare pericolosi? le vecchi arti marziali dovrebbero essere praticate prima delle nuove (il mio primo sensei e anche il mio secondo maestro se mi beccavano o venivano a sapere che avevo fatto del male a qualcuno me la facevano pagare salata e poi mi facevano pulire cessi e docce) al fine di insegnare una disciplina e il rispetto del prossimo, sopratutto dell’avversario. Grazie dell’attenzione. Patrick.
hai ragione: la diplomazia e la tolleranza sono virtù superiori alla violenza. Io dedico molto spazio nei miei corsi alla prevenzione e all’autodifesa verbale e anche all’educazione degli allievi perché non usino le abilità acquisite in palestra nel modo sbagliato. Ma è questo il punto: per saper fare qualcosa non basta guardare un video ma servono anni di allenamento come ho scritto qui http://www.guerrieroefficace.it/quanto-tempo-ci-vuole-diventare-bravi-le-arti-marziali/ e i video servono per appassionare le persone al mondo delle arti marziali.